Economia Settori Economici

Industria

Israele è un paese industrializzato il cui settore manifatturiero – e al suo interno anche molti comparti produttivi tradizionali – si fonda su un esteso e sofisticato sistema di R&S, processi, strumenti e macchinari ad alta tecnologia, quale risultato di uno sviluppo rapido e intensivo. Ciò è il risultato di uno sviluppo rapidissimo e molto intensivo. 

L’odierno settore industriale, dinamico e ampiamente diversificato, si è sviluppato da laboratori artigianali avviati un secolo fa per fabbricare attrezzi agricoli e per lavorare i prodotti agricoli. La trasformazione delle attività esistenti in produzioni moderne è stata incentivata da due fattori: l’immigrazione di imprenditori ed ingegneri dalla Germania negli anni Trenta, e la crescente domanda di prodotti industriali, negli anni della II Guerra Mondiale (1939-45), periodo durante il quale le Forze Alleate nella regione richiedevano vari beni di consumo, specialmente vestiario e cibi in scatola, e la regione stessa aveva bisogno di prodotti che non potevano essere importati dall’Europa a causa della guerra. 

Fino agli anni ’70 i settori dell’industria tradizionale, come l’industria alimentare, tessile e della moda, di mobili, fertilizzanti, pesticidi, prodotti farmaceutici, chimici e prodotti di gomma, plastica e metallo, fornivano la maggior parte della produzione industriale del paese. In quel periodo la gran parte delle risorse venivano indirizzate allo sviluppo dell’agricoltura, dell’industria alimentare, delle infrastrutture e alla rapida creazione di posti di lavoro per i molti immigranti non qualificati. 

La fase successiva dell’industrializzazione si è concentrata sullo sviluppo e la produzione di armi necessarie alla difesa del paese. I diversi embarghi sull’acquisto di armi che hanno accompagnato, minacciandola, la formazione dello stato, hanno favorito un’accelerazione di questo processo. I massicci investimenti nelle industrie dell’aeronautica e degli armamenti, hanno portato alla creazione di nuove tecnologie che sono servite poi da base per speciali industrie high-tech israeliane in settori come apparecchiature mediche, elettronica, software e hardware, telecomunicazioni, ecc. Negli anni Ottanta, gli israeliani che avevano lavorato nella Silicon Valley hanno fatto ritorno in Israele, e vi hanno aperto centri di sviluppo di compagnie multinazionali quali Intel, Microsoft, IBM, ed altre. Negli anni Novanta, un’ondata di immigrati altamente qualificati – scienziati, ingegneri, tecnici, medici-provenienti dall’ex Unione Sovietica, ha reso possibile il passaggio dell’industria israeliana al suo attuale livello di sofisticazione, con la sua gamma prodotti da esportazione. 

A causa della sua mancanza di risorse naturali e materie prime, il vantaggio di Israele è costituito dalla sua forza lavoro altamente qualificata, dagli istituti scientifici, dai centri per la R&S. L’industria israeliana di oggi, sviluppando prodotti basati sulla creatività scientifica e sull’innovazione tecnologica, si concentra prevalentemente sulla produzione di manufatti ad alto valore aggiunto. 

Contrariamente alla maggior parte delle economie sviluppate, in cui il numero di persone impiegate nell’industria è rimasto stabile o è diminuito nei primi anni ’90, il loro numero in Israele è continuato a salire. Nel 2006, il tasso di crescita industriale di Israele tra le economie sviluppate, è stato secondo solo a quello della Corea del Sud. 

Negli ultimi due decenni la produzione industriale di Israele ha fatto passi da gigante a livello internazionale nei campi dell’elettronica medica, della agro-tecnologia, delle telecomunicazioni, dei prodotti chimici raffinati, dell’hardware e del software, come pure del taglio e della levigazione dei diamanti. Nel 2005, l’industria manifatturiera impiegava 413.000 persone (tra queste, il tasso di quelli dotati di formazione accademica era secondo solo a quello delle forze lavoro di Stati uniti e Olanda).
Nel 2004 c’erano quasi 13.000 impianti industriali che hanno prodotto per un importo superiore ai 58 miliardi di dollari, di cui oltre metà destinato all’esportazione.