Cultura Arti Visive

Fotografia

Oggi, in Israele, l’arte della fotografia si rivolge tanto all’esplorazione di questioni nella sfera del personale – affrontando soggetti come vita e morte, arte e illusione – quanto alla sfera del nazionale e del politico. Essa è caratterizzata da intimità, riserbo e preoccupazione per il sé, è sia una reazione allo stile romantico e informativo che ne dominò i primi stadi di sviluppo, come anche un suo prodotto. Alla metà del XIX secolo, la fotografia locale era ampiamente basata sulla fornitura di servizi, concentrandosi sulla descrizione di luoghi santi (soprattutto cristiani) da vendere come souvenir a pellegrini e turisti. 

Dal 1880 in poi, i fotografi iniziarono a documentare lo sviluppo della comunità ebraica in Palestina (Terra d’Israele), ritraendo i pionieri che lavoravano la terra e costruivano città e villaggi attraverso l’uso di una lente eroica, orientata verso un’ideologia moderna e laica e soddisfacendo richieste di clienti che usavano le loro immagini per promuovere cause particolari come quelle, per esempio, del Fondo Nazionale Ebraico. 

Lo sviluppo del paese nei suoi primi anni fu fedelmente registrato da un certo numero di valenti fotogiornalisti, alcuni attivi tutt’oggi come Tim Gidal, David Rubinger, Werner Braun, Boris Carmi, Zev Radovan, David Harris e Micha Bar Am. Fra gli altri, sono riusciti a traversare l’invisibile confine che separa la “fotografia come documentazione” dalla “fotografia d’arte”, Aliza Auerbach i cui lavori si concentrano sulla ritrattistica, Neil Folberg, Doron Horwitz e Shai Ginott che si concentrano sulla natura, David Darom che è un esperto di fotografia subacquea e, infine, Dubi Tal e Mony Haramati, specializzati in fotografia aerea. 

Sono sorti in Israele diversi importanti spazi per l’esposizione di lavori fotografici, i più importanti dei quali sono la biennale fotografica che si svolge presso il Mishkan Te’Omanut nel Kibbutz Ein Harod e il nuovo Museo della fotografia di Tel Hai, nella Galilea Settentrionale. 

Negli ultimi anni, da quando la fotografia, come mezzo artistico puro, si è tramutata in una legittima forma d’arte, sono emersi diversi fotografi creativi che hanno ricevuto l’attivo supporto di gallerie d’arte, musei, curatori e collezionisti, sia in Israele che all’estero. 

La più celebre tra questi fotografi creativi è Adi Nes. Nata nel 1966 a Kiryat Gat da una famiglia di immigrati dal Kurdistan e dall’Iran, Nes ha iniziato a far parlare di sé negli anni Novanta, con il lavoro “Soldati”. Questa serie esplorava le questioni dell’identità nazionale ed in particolare quella dell’identità maschile del soldato israeliano in un contesto omoerotico, ambivalente, e molto penetrante. Il suo lavoro “Storie dalla Bibbia”, in cui usa figure bibliche ricreando momenti della loro storia in contesti contemporanei problematici (senzatetto, condizioni di povertà), raffigura il “passaggio della società israeliana dai valori socialisti allo stile di vita tipico del capitalismo moderno. La recente vendita di una sua creazione, senza titolo (L’ultima cena), all’asta annuale di Sotheby’s dell’arte ebraica e israeliana, per 264.000 dollari, è considerata una svolta nell’apprezzamento del pubblico internazionale per l’arte israeliana. 

La fotografia di Barry Frydlender è composta di decine, a volte centinaia di fotografie combinate per creare una singola immagine di inquietante precisione, chiarezza e prospettiva. La sua mostra del 2007, “Spazio e Tempo”, è stata caratterizzata da fotografie che esploravano la situazione dell’Israele contemporanea: un gruppo di soli uomini riuniti in un caffè a Gerusalemme est; Ebrei ultraortodossi durante un pellegrinaggio annuale; l’evacuazione forzata dei coloni israeliani dalla Striscia di Gaza. La mostra, inizialmente aperta al Museo d’Arte di Tel Aviv, si è poi spostata al Museo d’Arte moderna di New York, ed è stata la prima mostra individuale di un artista israeliano in questo museo.